Trump ha licenziato 2.000 dipendenti dell’USAID, scatenando la protesta di diverse agenzie governative contro le direttive di Elon Musk.
Negli ultimi giorni, l’amministrazione Trump ha intensificato la sua politica di riduzione delle strutture governative, colpendo duramente l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID). Il piano prevede il licenziamento di 2.000 dipendenti e la messa in congedo amministrativo del personale restante, eccetto coloro assegnati a “missioni critiche”.
La decisione ha sollevato preoccupazioni sia all’interno dell’agenzia che tra i partner internazionali, dato il ruolo cruciale dell’USAID nell’assistenza umanitaria e nei programmi di sviluppo globale.
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Personale in congedo amministrativo
Secondo un’e-mail inviata ai dipendenti e visionata dalla CNN, il congedo amministrativo è entrato in vigore poco prima della mezzanotte di domenica. Nella comunicazione si legge chiaramente: “Tutto il personale assunto direttamente dall’USAID, ad eccezione del personale designato per le missioni critiche, sarà messo in congedo amministrativo a livello globale”.
La nota precisa che gli interessati “riceveranno notifiche specifiche”, mentre coloro considerati essenziali saranno informati entro le 23:00 ora italiana. La misura arriva dopo che il giudice distrettuale Carl Nichols ha respinto la richiesta di sospendere il piano di licenziamenti, consentendo all’amministrazione di procedere.
Agenzie governative in rivolta: “Non rispondete a Musk”
A rendere ancora più teso il clima è stata un’iniziativa di Elon Musk, che ha inviato un’e-mail ai dipendenti delle agenzie governative chiedendo di spiegare “cosa hanno fatto nell’ultima settimana, pena il licenziamento”.
La reazione non si è fatta attendere: diversi enti, tra cui il Pentagono, il Dipartimento di Stato e l’FBI, hanno espressamente invitato il proprio personale a ignorare la richiesta. “Il Dipartimento della Difesa è responsabile della revisione delle prestazioni del proprio personale e condurrà qualsiasi revisione in conformità con le proprie procedure. Per ora, sospendere qualsiasi risposta”, ha dichiarato Darin S. Selnick, capo delle risorse umane del Pentagono.
Anche Tulsi Gabbard, neodirettrice dell’intelligence nazionale, ha ribadito la stessa linea: “Data la natura intrinsecamente delicata e riservata del nostro lavoro, i dipendenti dell’intelligence non dovrebbero rispondere all’e-mail”. Kash Patel, direttore dell’FBI, ha confermato la direttiva.
L’ondata di licenziamenti e le tensioni interne segnalano un cambiamento drastico nella gestione delle agenzie federali sotto la nuova amministrazione, lasciando aperti molti interrogativi sul futuro della governance e della cooperazione internazionale.